Ci piace pensare che un tessuto così pregiato e ricco come la seta, non possa che nascere dal volo etereo di una farfalla. Secondo un’antica leggenda cinese, infatti, l’imperatrice Hsi Ling Shi, 5000 anni fa, sorseggiando del tè sotto un albero di gelso, vide cadere un bozzolo accidentalmente nella sua tazza.
Quest’ultimo iniziò a perdere coesione e a mostrare i fili di cui era composto. L’imperatrice si innamorò immediatamente di quei fili così luccicanti e, scoperta la loro fonte, si dedicò alla cultura della seta.
Arrivata in Europa dopo secoli di monopolio cinese, fu grazie agli Arabi che vide la sua lavorazione passare dalle mani degli artigiani palermitani, intorno all’anno 1000. Di qui una lunga e continua rincorsa tra la Francia e le città di Firenze, Milano e Venezia per la supremazia nell’industria serica. Oggi rappresenta il tessuto naturale per eccellenza.
Una fibra proteica resistente e leggera con un altissimo livello di adattabilità: ora fresca, che invita a spiccare il volo e ora calda, per avvolgere tiepidamente tra le braccia. Nella moda, ha sempre rappresentato il tessuto dell’eleganza, di quei capi che con leggerezza e fascino vestono ogni donna, ogni attimo, ogni ruolo.
La seta è un must declinabile in modi diversi, per creazioni differenti: il voile, romantico e impalpabile, il gazar morbido e appena trasparente, il lussuoso broccato con decorazioni in rilievo, il lamé, un pas double d’oro e argento. Così, ho tinto la mano nelle lavorazioni a satin, brindando ai colori più intensi così come quelli più introspettivi. Una grande macchia con la quale amo lasciare una firma, chiara ed identitaria, che porti alle donne un paio d’ali, sempre diverse, con cui planare su nuovi orizzonti.