“Il mio segreto è una memoria che agisce a volte per terribilità. Isolata, immobile, sul punto di scattare, sto al centro di correnti vorticose che girano a spirali in questa stanza dove i miei cento orologi sgranano battiti diversi in diversi timbri. Se alzo il capo li vedo fiammeggiare, e ad ogni tocco di fuoco corrisponde un’immagine. Sempre sono trascinata fuori dalla tempesta di vivere. Che cosa’è il tempo, e perchè deve considerarsi passato? Fino a quando viviamo esiste un solo tempo, il presente. Una forza struggente mi prende alle viscere…”. Ecco l’incipit di “Rinascimento privato”, libro in cui la straordinaria Maria Bellonci esalta l’intensità della passione e della vita. Non l’ho ancora terminato ma è già impossibile non dirvi di quella palpitazione e di quella luce che emergono da ogni figura e da ogni fatto storico. Così mi ritrovo a meditare, e mi catapulto volutamente in quei testi di filosofia che sembrano lontanissimi dal nostro mondo, questo mondo in cui un milione di like riempiono le nostre giornate e sembra che possano bastarci a sintetizzare e comunicare tutto ciò che abbiamo dentro e che vogliamo far sapere di noi. Ci sentiamo pieni, tanto abbiamo navigato, ci siamo informati, abbiamo sbirciato nelle vite altrui, abbiamo colto l’ultima tendenza, abbiamo approvato l’ennesima polemica… insomma abbiamo in qualche modo detto che ci siamo, che noi sappiamo osservare, abbiamo un’identità, noi pensiamo e così sappiamo anche dire la nostra. E andiamo a dormire sereni o quasi con l’illusione di aver dato qualcosa al mondo e di essere cresciuti, di essere diventati migliori, di essere gente che vale… Apatici avatar, tutti uguali, perfetta espressione della moderna società liquida… Ma dove sono gli entusiasmi di Epicuro? Dove l’animo eccitato oltre la misura conveniente di Kant? Dove il fervore di Giordano Bruno o la passione morale dell’anima aristotelica? O ancora la sospensione dell’intelletto platoniano? Dove sono le molle che muovono il mondo? Eppure abbiamo l’infinito dentro, abbiamo forza ed energia creatrice, abbiamo linfa vitale. E per farla esplodere, forse basterebbe uscire da noi e guardarci con coraggio: ci accorgeremmo di quante mediocrità e banalità ci siamo ricoperti… forse basterebbero poche cose come leggere, viaggiare, agire, creare e fare, semplicemente seguire il trasporto del desiderio dell’essere vivi, impegnarci, correre, scambiare relazioni reali, sorridere con gentilezza. Quelle poche cose, quei cliche’ scritti e saputi, insegnatici dagli autori dei nostri giorni… Poche cose… Allora l’anima cambierebbe aspetto: l’avatar diventerebbe nobile, otterrebbe l’ammirazione degli dèi e l’Olimpo gli regalerebbe quel soffio entusiastico fondamento di ogni forma d’arte.